venerdì 30 maggio 2014

1523-1527 - Paolo GIOVIO. Vita di Leonardo



Fragmentum Trium Dialogorum
Pauli Jovii Episcopi Nucerini
Quos in Insula Ænaria a claude urbis receptus conscripsit. [1]

Dialogus de viris litteris illustribus,
Cui in calce sunt additæ Vincii, Michaelis Angeli, Raphaelis Urbinatis Vitæ.

Leonardi Vincii
Vita.

Leonardus e Vincio ignobili Etruriæ vico magnam picturæ addidit claritatem, negans eam ab iis recte posse tractari, qui disciplinas nobilesque antes veluti necessario picturæ famulantes non attigissent, plasticem ante alia penicillo præponebat, velut Archetypum ad planas imagines exprimendas. Optices vero præceptis nihil antiquius duxit, quorum subsidiis fretus luminum ac umbrarum rationes [2] vel in minimis custodivit. Secare quoque noxiorum hominum cadavera in ipsis medicorum scholis inhumano fœdoque labore didicerat, ut varii membrorum flexus et conatus ex vi nervorum vertebrarumque naturali ordine pingerentur. Propterea particularum omnium formas in tabellis, usque ad exiles venulas, interioraque ossium, mira solertia figuravit, ut ex eo tot annorum opere [3] ad artis utilitatem typis æneis excuderentur.
Sed dum in quærendis pluribus angustæ artis adminiculis morosius vacaret, paucissima opera, levitate ingenii, naturalique fastidio, repudiatis semper initiis absolvit. In admiratione tamen est Mediolani in pariete Christus cum discipulis discumbens, cujus operis libidine adeo accensum Ludovicum Regem fuerunt, ut anxie spectando proximos interrogarit, an circumciso pariete tolli posset, ut in Galliam vel diruto eo insigni cœnaculo asportaretur. Extat et infans Christus in tabula cum Matre Virgine Annaque una colludens, quam Franciscus Rex Galliæ cœptam in sacrario collocavit. Manet etiam in Comitio Curiæ Florentinæ pugna atque victoria de Pisanis præclare admodum, sed infeliciter inchoata vitio tectorii colores juglandino oleo intritos singulari contumacia respuentis. Cujus inexpectatæ [4] justissimus dolor interrupto operi gratiæ plurimum addidisse videtur. Finxit etiam ex argilla colosseum equum Ludovico Sfortiæ, ut ab co pariter æneus superstante Francisco patre illustri Imperatore funderetur, in cujus vehementer incitati ac anhelantis habitu et statuariæ artis et rerum naturalium eruditio summa prehenditur. Fuit ingenio valde comi, nitido, liberali, vultu autem longe venustissimo, et cum elegantiæ omnis delitiarumque maxime theatralium mirificus inventor ac arbiter esset, ad lyramque scite, caneret, cunctis per omnem ætatem Principibus mire placuit. Sexagesimum et septimum agens annum in Gallia vita functus est, eo majore amicorum luctu, quod in tanta adolescentium turba, qua maxime officina ejus florebat, nullum celebrem discipulum reliquerit.

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Parte dei Tre Dialoghi di
Paolo Giovio Vescovo di Nocera
Scritti nell’Isola d’Ischia ove si era rifugiato dopo il sacco di Roma.

Dialogo sugli uomini illustri nella Letteratura,
Cui sono aggiunte in calce le vite di Leonardo, Michelangelo, Raffaello urbinate.

Leonardo da Vinci
Vita.
  
Leonardo, originario di un insignificante paese della Toscana, raggiunse grande fama con la pittura e negava che essa potesse esser fatta bene da coloro che non avessero acquisito regole certe e nobili conoscenze di base come necessari piedestalli della pittura. Egli anteponeva la ricerca della plasticità agli altri obiettivi del pennello. Era l’archetipo per poter rendere bene le immagini su una superficie piana. Nell’ottica non si rifece a nessuna regola precedente. Basandosi su queste conoscenze curò al massimo grado la potenza della luce e la disposizione delle ombre.
Si diceva che sezionasse pure i cadaveri dei giustiziati, che era un lavoro sgradevole ed inumano persino nelle aule mediche, perché voleva che fossero riprodotte con naturalezza le varie posizioni delle membra ed il movimento che deriva dalla forza dei muscoli e delle vertebre.
Perciò fu in grado di raffigurare con mirabile bravura le immagini di tutti i particolari, fino alle esili vene ed all’interno delle ossa così che da questa opera di studio durata molti anni a favore dell’arte potessero essere forgiate figure di bronzo.
Ma mentre la sua opera veniva richiesta da molti, a causa di un carattere instabile e di una naturale tendenza a stancarsi presto delle opere iniziate, dopo aver ripudiato gli inizi dei lavori intrapresi, portò a termine pochissime opere.
Si può tuttavia ammirare in Milano un affresco raffigurante Cristo a cena con i discepoli, opera assai apprezzata e desiderata da Re Ludovico tanto da chiedere a chi gli stava attorno, mentre la guardava con cupidigia, se fosse possibile staccare il dipinto dalla parete per portarlo in Francia o se si distruggeva l’insigne cenacolo.
Merita menzione un quadro raffigurante Gesù bambino in atteggiamento giocoso con la Madonna e S. Anna, dipinto che Francesco re di Francia collocò, dopo averlo acquistato, in una chiesa.
Rimane inoltre nella sala consigliare di Firenze una rappresentazione oltremodo apprezzabile di una battaglia vinta contro i pisani. Purtroppo fu iniziata in modo infelice malgrado ci fosse un difetto di tenuta del colore sugli intonaci che non legavano con i colori miscelati con olio di noce. Il comprensibilissimo dolore per questo inaspettato avvenimento sembra aver aggiunto all’opera ulteriore bellezza.
Leonardo modellò nella creta una grande statua equestre di Ludovico Sforza, così che si potesse trarre da essa una statua bronzea dell’illustre Francesco, padre dell’imperatore, a cavallo e in questa statua sono presenti tutte le virtù e la conoscenza tanto della anatomia che dell’arte statuaria.
Leonardo fu un uomo di grande ingegno, lucidità mentale, liberalità, di bellissimo aspetto ed essendo grande creatore ed arbitro di eleganza e di tutti i piaceri, in particolare di quelli teatrali, musicale e per il canto, piacque per tutto il suo tempo ai potenti.
Morì a 67 anni in Francia con tanto maggior lutto degli amici dovuto al fatto che, pur con tanti allievi presenti nel suo studio, non ne lasciò nessuno di eccellente. [5]






[1] Il celebre Paolo Giovio, dopo il funesto sacco di Roma del 1527, ritirossi per qualche tempo nell’isola d’Ischia, detta latinamente Ænaria, e ivi, a sollievo delle disgrazie da lui sofferte, scrisse tre Dialoghi, uno su’ famosi Generali, il secondo sugli Uomini dotti, il terzo sulle Matrone più celebri dell’età sua. Questi insieme con altre opere di esso conservatisi in Como presso il ch. sig. co. Giambattista Giovio che fino da’ giovanili suoi anni ha fatto conoscere il suo ingegno e la sua erudizione. Egli mi trasmise cortesemente copia del secondo, benchè mancante del principio e del fine, come cosa adattata all’argomento di questa mia Storia; e io il pubblicai nella prima edizione insieme colle Giunte e colle Correzioni dell’opera, perché non erami giunto più presto. Or mi è sembrato che fosse luogo più opportuno a pubblicarlo in questo volume, come supplemento alla storia del xvi secolo, e come del genere stesso del poemetto dell’Arsilli.
[2] Diligentissime.
[3] Infinita exempla.
[4] Injuriæ.
[5] Ringrazio Antonio Thiery e Piero Tisato per il loro contributo nella traduzione dal latino all’italiano.

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