giovedì 12 febbraio 2015

2013 - Sala delle Asse, il disegno di Leonardo riappare sotto strati e strati di intonaco


SARÀ RIAPERTA AL PUBBLICO PER L’EXPO, IL 1° MAGGIO 2015
Sala delle Asse, il disegno di Leonardo
riappare sotto strati e strati di intonaco
Il grandioso restauro sta facendo riaffiorare altri disegni
oltre al Monocromo, la radice incastrata nella roccia

La sala al primo piano del torrione nord-est del Castello Sforzesco, è nota come Sala delle Asse, dalle assi di legno che si ritiene un tempo rivestissero le pareti. Si trattava di un ambiente importante, in cui ospiti ed ambasciatori erano accolti dagli Sforza. Per questo motivo, Leonardo Da Vinci, chiamato a Milano da Ludovico Sforza detto il Moro, realizzò nel 1498 la decorazione pittorica della sala, impegnandosi a finirla entro pochi mesi. Sala delle Asse – Angolo Sud Leonardo (probabilmente con il concorso di aiuti) ideò e dipinse sulla volta della sala un finto pergolato costituito da una serie di rami e da corde dorate e annodate che si intrecciano. Quasi nessuno poté ammirarla, anzi, forse non fu mai completata: il Ducato di Milano venne conquistato dai francesi, iniziò un periodo di decadenza per il Castello che fu trasformato in caserma e la Sala delle Asse fu adibita a stalla. Sopra la pittura di Leonardo fu steso un intonaco di calce bianca, rimosso solo alla fine dell’Ottocento. Ma ora, con il restauro presentato martedì mattina, inaspettatamente alcuni tratti originali del maestro da Vinci sono riapparsi sotto stati e strati di intonaco.
SETTE STRATI - «Mediamente sono state individuate sette stratificazioni di scialbatura, ma, in qualche parte, sono presenti un numero assai più cospicuo di strati, fino a tredici»: così scrive nella sua relazione l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che si occupa del restauro. Alla mano di Leonardo si deve – per comune ammissione – la pittura murale detta «Monocromo» (realizzata da Leonardo in carboncino e, quindi, in un solo colore), che rappresenta una grossa radice, incastrata nella roccia, alla base di uno dei molti alberi frondosi che ornano la Sala delle Asse: un gigantesco, sorprendente trompe l’oeil. Di questo intonaco, afferma l’Opd, sono recuperabili ampie aree e anche le analisi sulla volta, finalizzate a ricostruire l’impianto compositivo originale, danno «risultati assai interessanti», lasciando sperare nel recupero di consistenti parti di decorazione originale, «importanti resti di disegno preparatorio su tutte le pareti». Insomma, ci sono «buone probabilità» - ha spiegato il sovrintendente dell’Opificio Marco Ciatti - che la mano di Leonardo sia sulle pareti, nascosta da diversi strati di pittura sovrapposta nei secoli.

IL RESTAURO - Per il momento, le prove di scopritura fin qui realizzate sono state svolte principalmente con mezzi meccanici (bisturi e martelline), ma la particolare tenacia e aderenza che caratterizza gli strati di pittura sovrapposti, soprattutto quelli più interni, richiederà l’utilizzo di altre metodologie, quali ablatori ad ultrasuoni, strumentazioni laser e prodotti chimici. Fin dall’inizio il progetto del restauro della Sala delle Asse è stato sostenuto da a2a, cui si è aggiunto poi il contributo di Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo.

VERO NOME - L’archivista incaricato delle ricerche, Carlo Catturini, ha anche scoperto il vero nome della sala nell’epoca di Ludovico il Moro, che non era «Sala delle Asse», come definita da Beltrami, bensì «Camera dei Moroni»: un evidente riferimento a Ludovico Sforza, che era detto il Moro non solo per l’incarnato scuro, ma anche per il lavoro di valorizzazione della produzione della seta, che si basava su estensive colture del gelso (in latino, appunto, morus).

IL SITO - È stato predisposto un comune progetto di comunicazione multimediale con HOC-LAB del Politecnico. Il sito web appositamente creato per permettere al pubblico di seguire il restauro (www.saladelleassecastello.it) ha un triplice scopo: fornire informazioni sulla Sala e il suo restauro; offrire informazioni approfondite agli addetti ai lavori; consentire a tutti di «seguire» il restauro. Anche perché d’ora innanzi, proprio a causa dei lavori, il Monocromo di Leonardo e gran parte della Sala non saranno più visibili al pubblico: dovremo aspettare l’Expo, il 1° maggio 2015 .

22 ottobre 2013

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