[…] Ma è bene che ritorniamo à quelle pitture, le quali
s’aspettano, & sono proprie per li Refettorij, perche quivi gli eccellenti
moderni vi hanno dipinte Istorie di conviti, sì come più dicevoli di tutte
l’altre, onde alcuni vi hanno dipinto quando Abramo nella valle Mambre
apparecchiò da mangiare à gli Angeli. Altri ci pongono il miracolo, che fece
Giesù Christo di cinque pani, & due pesci, co’ quali satiò cinque mila
persone. Ma fra gli altri vidi in Milano quello de’ Frati di San Domenico in
Santa Maria delle Gratie, nel quale à man manca vi è dipinto à oglio sul muro
Un Cenacolo da Leonardo da Vinci, che à benche fosse fino allhora mezo guasto,
mi parve però in tal modo un miracolo molto grande, per haver egli espresso
mirabilmente ne gli Apostoli quel sospetto, che era entrato in loro del voler
sapere chi era che voler tradire volesse il loro maestro. […]
Gli scritti alla base del redditizio mito del Genio Universale, così come in originale, rispettandone difformità e usi tipografici dell'epoca - ricordando quel che di lui scrisse il Cardano in Expositio Anatomiae Mundini, 1663, p. 131: “Vidimus et ichnographiam Leonardi Florentini pictoris manu descriptam, pulchram sane et tam celebri artifice dignam, sed prorsus inutilem: quod eius esset qui nec numerum intestinorum nosceret. Erat enim purus pictor non medicus nec philosophus”.
sabato 30 agosto 2014
1587 - ARMENINI, Sul Cenacolo vinciano
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